“A Silvaplana potevamo fare sicuramente molto di più!”

23-28 Agosto 2004 Eccoci a Milano. Dopo avere rischiato di perdere l’aereo, finalmente vedo la faccia sorridente di Marco che mi è venuto a prendere da Genova. Partiamo per Bergamo, una panino rapido rapido,e poi a letto…domani ci aspettano 3 ore di strada per arrivare a Silvaplana….

Ore 8.00: Carichi come yak, io, Marco e il nostro supporter Matteo partiamo alla volta della Svizzera…ci attende una settimana di regate e freddo!! Certo che fare i mondiali in montagna…

Alle ore 11.30 arriviamo a Sigel Yacht Club, dove già una trentina di 29er se ne stanno appisolati sui carrelli sulla sponda sud del lago…c’è parecchia aria, almeno 18 nodi…piove. In acqua una quarantina di Star, impegnati nelle ultime due giornate di regata del campionato Svizzero di classe.

Subito incrociamo il gruppo della FIV. Sono 5 imbarcazioni, dal Grada, da Trieste e da Venezia. Tra loro Michele Giorgini, il segretario della classe Italiana, che per la seconda volta in un anno, mi aiuta a scaricare 2ister dal tetto della “Freccia Orobica”,o meglio Guido il Pullmista, il mitico furgone factotum tanto caro allo YCBG…Ci prepariamo per la stazzatura…sti svizzeri sono pignolissimi, ci fanno togliere anche l’elastico dall’archetto…saranno si e no 5 grammi!

Per fortuna 2ister è sana come un pesce. Nessun peso, nessun problema. A molti hanno fatto cambiare i trapezi, gli stralli, i musoni….c’è uno sforzo immenso per rendere le barche il più possibile uguali tra loro. Bene. Finiamo le pratiche di iscrizione, ci regalano 2 pile ( che ci sono stati utilissimi per tutta la settimana…) e ci avviamo verso il campeggio. Sì, alla faccia di tutti, noi siamo stati una settimana in campeggio, nonostante i 10 gradi e il vento glaciale. Montiamo l’air-camping sul tetto del furgone…tavolo…sedie…tutto quello che serve. Cena e branda…domani ci si allena.

Ed eccoci a Domenica…Arriviamo al circolo….impressionante, nella notte sono arrivate decine di barche, e altre continuano ad arrivare….bellissimo. Armiamo 2ister, ci vestiamo (2 mute rigorosamente!) dando sfoggio dei nostri fisici scolpiti… (niente spogliatoi…ci si cambia all’aria aperta, con 10 gradi di temperatura…). E via, si parte, un po’ agitati, per via del posto, della manifestazione, oppure per le 40 star che si stanno battendo per il 1° posto??? Dopo circa 1 oretta di bordi, virate e strambate (un giusto ripassino!) rientriamo proprio mentre sul lago si sta delineando la tipica situazione di vento. Vento freddo, 18 nodi e acqua piatta. Bellissimo, peccato che le star stanno girando la boa di sopravvento, e mentre noi buliniamo verso la spiaggia di arrivo, schiviamo un paio di scafi, mentre una straorza di fronte a noi e poco di fianco uno svizzero disalbera…che paura…Ci guardiamo con Marco: se queste sono le condizioni, ci sarà veramente da soffrire.

E finalmente Lunedì: programma della giornata: siamo divisi in blue and yellow flag: si parte a batterie di 43, con tempi rigidi. Per oggi previste una regata di prova e le prime 4 qualificazioni.

Siamo nella Yellow Flag. Saremo i primi. Bum! Ecco il preparatorio….pochi secondi e la tromba scandisce i 5 minuti….c’è un chiaro vantaggio a partire a sinistra, e già si incomincia a delineare la situazione….i più forti sono già sulla boa di sinistra, immobili, in piedi…senza neanche accorgerci l’orologio segna 30 secondi, siamo in mezzo allo schieramento…20….dai…15…ancora nessuno si muove!!! 8, ecco i prodieri che escono, i primi pompano la randa come dei dannati, e guadagnano 2 lunghezze in un secondo…partiamo…uno spettacolo da brivido, siamo 43 barche perfettamente allineate in un cancello di 250 metri….i primi virano, si incomincia il valzer delle tattiche. E sarà sempre così, per una settimana.

Il vento da sud, che si incanala tra le montagne, crea condizioni sempre identiche…così, c’è poco spazio alla tattica. In pratica, si parte a sinistra, 200 metri, poi si vira, lungo bordo fino alla costa ovest, da lì, un paio di bordi e si arriva alla boa di bolina. Su il gennaker, lungo bordo mure a dritta, poi si rientra verso la costa ovest, e via verso la doppia boa sottovento (un cancello con la possibilità di scegliere quale boa girare, evitando macelli…). Percorsi abbastanza forzati. Qui vince chi porta al massimo al barca. Noi siamo qui soprattutto per imparare, vediamo come i primi portano la barca…allucinante, i prodieri sembrano l’uomo ragno, e le barche sono talmente piatte che quasi lo scafo non si vede…Noi diamo quello che possiamo, ma c’è troppa agitazione…non siamo sereni…c’è paura di sbagliare…e finiamo per sbagliare…scuffie stupide, manovre sbagliate…non siamo noi…i 8 mesi di allenamenti eravamo convinti di avere oramai gli automatismi…è chiaro che c’è molto da lavorare ancora, però ci consola che abbiamo un buon assetto e un buon passo…a parte i primissimi che, letteralmente, decollano davanti a noi, sul primo bordo ci difendiamo…d’altra parte la tattica è come se non ci fosse…si naviga sui buoni. Il primo giorno è un disastro. Alla prima boa siamo mediamente 20imi, ma dopo il primo lasco (e una scuffia…) perdiamo almeno 10 posizioni.

E dai li non ci schiodiamo. Ed eccoci alla 3 prova. Dopo una scuffia al via, sul primo lato di bolina, una barca italiana, che scendeva a 18 nodi con il gennaker, non ci vede, noi urliamo, abbiamo la precedenza, loro non ci vedono. Cerchiamo all’ultimo di virare, ma non riusciamo comunque a evitare la collisione. Vedo un moncherino di bompresso volare via..Scuffiamo, Marco che non aveva neanche visto la barca sopravvento, e shockato, in 0 secondi si trova in acqua…credo che se non avessi tentato di virare, ci sarebbe stata la sua testa al posto del bompresso. Almeno la barca italiana ha l’accortezza di fermarsi e di controllare come stiamo. Ci chiedono scusa, ma dopo poco cercano di girare la frittata…adesso è anche colpa nostra….non esiste. Al rientro, con molta diplomaziam spieghiamo alle due ragazze dell’equipaggio, che non abbiamo intenzione di protestarle, l’importante è che ci diano un nuovo bompresso.

Non sentono ragioni, e a questo punto andiamo dai giudici, i quali, ancora non me ne capacito, squalificano entrambi. Loro per non avere dato acqua, noi per non avere evitato la collisione. Ora, io mi chiedo: se la timoniera ha ammesso di non averci visto, come può giurare di non averci visto virare? Non è un po’ un controsenso. I giudici sembrano inamovibili. Al di la di tutto, ci si metterà d’accordo con le assicurazioni…no, neanche questo! Non mi da il numero della sua assicurazione! E neppure Gianni, discutendo con il loro allenatore riesce ad ottenere qualcosa. Da non crederci. Per fortuna c’è il Sig. Ovington con tutto il suo furgoncino e i vari pezzi di ricambio, che ci vende un nuovo bompresso, a “soli” 250 euro…di certo non finirà qui.

Per fortuna il giorno dopo riusciamo a scendere in acqua, nonostante la pioggia e il freddo pungente. La barca ora è a posto. Ma come il giorno prima, quelli non a poso siamo noi. Sbagliamo le stupidate. Così non si va da nessuna parte. E purtroppo sarà così per tutta la settimana. Ogni volta ci proviamo a fare il piazzamento…si parte bene, ma poi qualcosa va storto…e non si tratta di sfortuna. E’ la nostra testa. Abbiamo paura di sbagliare, e , ovviamente, finiamo per farlo.

Anche Simone e Daniela, i ragazzi di Milano che si sono allenati con noi a fine Giugno, sono davanti a noi di 12 posizioni…eppure negli allenamenti, noi andavamo un po’ meglio di loro. Siamo proprio in fondo ad un pozzo. Così non riusciamo neanche a migliorare, non abbiamo mai il confronto diretto se continuiamo a sbagliare le cose più semplici.

E così invece di partecipare ad un Campionato del Mondo, siamo gli spettatori di un Campionato del Mondo. Facciamo presenza. Ma almeno abbiamo conosciuto decine di persone, di tutte le nazionalità, e nell’immediato futuro avrò sicuramente la possibilità si salire in barca con qualcuno dei “forti”, e magari apprendere quello che purtroppo non ho scoperto da solo in questa settimana.

Sabato sera, al Club, grande festa di chiusura. Siamo una ottantina, incredibile. Bellissimo. Sembra di essere in un contest di surfisti alle Hawaii, e noi per la prima volta ci sentiamo parte di questa “manica” di acrobati della vela. Già l’impressione è quella di essere parte di un grandissimo circo itinerante, composto da acrobati, acrobati di una barca che in un anno ha raddoppiato il numero degli appassionati. E speriamo continui.

Per la cronaca: la classifica finale vede al terzo posto gli Australiani David O’Connor e Scott Babbage, al secondo i Finlandesi Lauri Lehtinen & Miikka Pennanen, vincitori e campioni del mondo, gli inglesi Tristan Jacques and Alain Sign. Da segnalare l’incredibile piazzamento di Audi, imbarcazione femminile Finlandese, arrivate 7ima assoluta. Brave!

Mauro Finazzi