Giugno 2006 Paella ed Agua de Valencia. Un fantastico mix per iniziare a conoscere la sede della prossima America’s Cup 2007.

La nuova struttura portuale è semplice ma nello stesso tempo accogliente. Una serie di ingressi super sorvegliati interrompono l’imponente recinzione che delimita il porto della Coppa America. All’interno, gli inaccessibili “blocks”, imponenti cubi personalizzati da illustri architetti riportanti le insegne dei team partecipanti; rigorosamente assegnati in funzione della data di iscrizione alla Coppa America. Incontriamo in ordine Alinghi (Defender), BMW Oracle (Challenger of Records), il gardesano +39 (primo team ufficialmente iscritto alla 32° America’s Cup), Shosholosa, Luna Rossa ed a seguire tutti gli altri.

E già qui si denota la differenza e le potenze economiche in campo. Alinghi, Oracle, Luna Rossa, New Zealand propongono delle basi super tecnologiche, dispongono di mezzi in acqua e fuori variegati per tipologia e dimensione, mentre, gli altri team disponendo di budget di spesa più contenuti, preferiscono apparire di meno e concentrare le risorse nella competizione. Eccezionale la fantastica intuizione nel realizzare il nuovo canale d’ingresso al porto; una vetrina con sfilata per tutti gli spettatori che si potranno permettere lo spettacolo ravvicinato del passaggio delle imbarcazioni. In corso di ultimazione la zona sopraelevata per le premiazioni contornata da bar e stand ed aree relax. Imponente e quasi ultimato il fly-deck riservato ai V.I.P. che anche se con potente binocolo potranno godersi le regate senza … mollare gli ormeggi.

Il mio viaggio (oltre a qualche momento di relax), finalizzato alla visita delle basi, visto il momento di pausa tra gli atti di inizio e fine giugno ha dato i suoi frutti. Gli amici di +39 mi hanno accolto calorosamente mostrandomi con orgoglio la base, la barca (vecchia), la veleria e ancora una volta sbalordendoci con una storia degna di un bel romanzo (mesi in condizioni di disagio e stipendi in forse). Ma la passione ha tenuto sempre unitissimo un team composto da veri atleti con la passione della vela nel sangue.

Alla base di Luna Rossa tutto era ordinato, massima organizzazione, staff preparatissimo e pronto ad affrontare la visita di personaggi d’alto rango e dulcis in fundo professionisti della vela, un equipaggio agguerritissimo pronti a scattare sotto la guida di De Angelis. I più simpatici tra tutti, anch’essi cenerentola di Coppa America, il team Shosholosa, il sound of sailing come si definiscono. Ancora il … alto mare le basi di Team Germany, di China. Inavvicinabili BMW Oracle, New Zealand e Mascalzone Latino. Quest’ultimi si riconoscevano al bar America’s Cup costruito in testa al pontile galleggiante con i loro accenti del nostro sud.

Con mia immensa soddisfazione, a Valencia ho coronato un sogno. Due splendide giornate a bordo degli sempre affascinanti 12mR Class. Quelle che ho da sempre considerato “le Barche” di Coppa America. Vema III (del 1938) e Vanity V (del 1936). La prima rimodernata con timoneria idraulica. La seconda tutta originale con timoneria diretta a barra. Lunghezza 21 metri. Larghezza 3,3 metri. Albero 28 metri. 15 membri di equipaggio in regata. 500 mq la superficie velica. Lascio alle immagini i vostri commenti ed un invito a sognare; vivere una giornata di LVC o di AC a bordo di queste imbarcazioni.

E che dire di Valencia. Una città al di fuori degli schemi, un centro storico che tranquillamente vivibile e visitabile a piedi, bar e ristorantini ovunque e quasi sempre aperti, una immensa spiaggia ed un sistema viario ben organizzato. Dal centro, il porto della Coppa America è facilmente raggiungibile con la metropolitana e con un tram di superficie (circa 15 minuti) o con l’autobus della linea 19 che parte dalla stazione sino al porto e ritorno. I taxi hanno costi ridottissimi.

Buon vento.

Giovanni Campi
Presidente YCBG